Recensione

Carlos Ruiz Zafón

19 giugno 2020

Ho “conosciuto” Carlos Ruiz Zafón a Roma tanti anni fa, in una delle mie vite precedenti come direbbe qualcuno. 

L’Ombra del Vento è stato un prestito al quadrato, da un amico a cui era stato prestato da un amico, ma con il tempo ho imparato che con L’Ombra del Vento accade spesso.

Quando lo leggi non puoi fare a meno di dire a tutti “leggilo è fantastico, ti cambierà la vita!” Penso sia in assoluto il libro che ho regalato più volte e consigliato ancora di più. 

Vorrei dire che è stato amore a prima vista, ma all’epoca ero giovane e confusa e la mia idea dell’amore era più confusa di me. L’ho incontrato nuovamente qualche anno fa (regolarmente acquistato e rigorosamente con copertina rigida perché con queste cose sono un po’ fissata) e allora è sbocciato l’amore.

La passione vera però c’è stata con la serie completa del Cimitero dei Libri Dimenticati, quindi Il Gioco dell’Angelo, Il Prigioniero del Cielo, Il Labirinto degli Spiriti, oltre naturalmente L’Ombra del Vento

Secondo l’autore i quattro libri possono essere letti in qualunque ordine, perché come in un labirinto, tutti i sentieri alla fine portano il lettore al cuore della narrazione. Io li ho letti in ordine di pubblicazione, ma forse ora riproverò a leggerli in ordine sparso.

Ora anche Zafón è nel vento, ma come lui stesso ha scritto, la sua anima rimarrà sempre in ogni libro che ha scritto, intrecciata per l’eternità all’anima di ogni suo lettore ed è doveroso per noi accompagnarlo in questo viaggio con una rilettura dei suoi meravigliosi capolavori.

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