L'educazione delle farfalle recensione
Recensione

“L’educazione delle farfalle” di Donato Carrisi

Terminato tra un brindisi e un’influenza, “L’educazione delle farfalle” di Donato Carrisi è stato l’ultimo libro che ho letto nel 2023 (eravamo partiti alla grande con “Leggere Lolita a Teheran”, ma questa è un’altra storia)

Le aspettative erano altissime, forti della soddisfazione per essere riuscita ad andare al firma-copie e, soprattutto, delle emozioni provate con quel gran figo di Pietro Gerber in La casa delle voci” (e seguenti).

La trama

Partiamo dalla presentazione del libro che troviamo in copertina

La casa di legno brucia nel cuore della notte. Lingue di fuoco illuminano la vallata fra le montagne. Nel silenzio della neve che cade si sente solo il ruggito del fuoco. E quando la casa di legno crolla, restano soltanto i sussurri impauriti di chi è riuscito a fuggire in tempo. Ma qualcosa non è come dovrebbe essere. I conti non tornano. E il destino si rivela terribilmente crudele nei confronti di una madre: Serena. Se c’è una parola con cui Serena non avrebbe mai pensato di identificarsi è proprio la parola «madre». Lei è lo «squalo biondo», una broker agguerrita e di successo nel mondo dell’alta finanza. Lei è padrona del suo destino, e nessuno è suo padrone. Ma dopo l’incendio allo chalet tutto cambia, e Serena inizia a precipitare nel peggiore dei sogni. E se l’istinto materno che lei ha sempre negato fosse più forte del fuoco, del destino, di qualsiasi cosa nell’universo? E se davvero ci accorgessimo di amare profondamente qualcuno soltanto quando ci appare perduto per sempre? Questo non è semplicemente l’ultimo capolavoro di Donato Carrisi. Perché Serena non è un personaggio come gli altri, e questa non è una storia come le altre. Questo è un viaggio inarrestabile alla scoperta degli angoli più oscuri del nostro cuore e delle nostre paure, al termine del quale il nostro modo di vedere il mondo, semplicemente, non sarà più lo stesso.

Se solo avessi avuto la pazienza di leggerla, forse avrei già iniziato a storcere il naso già in libreria.

In effetti questo non è un libro come gli altri e alla fine la domanda è: ma perché???

Il tradimento del “patto”

Perché il maestro del thriller italiano si è andato a infognare in una storia così?

Ora, a tratti, tra le pagine, scorgiamo la sua ombra, ma è davvero poco più di un’ombra.

Notiamo la vecchia volpe che lancia l’esca alla fine di ogni capitolo per farti continuare a girare le pagine, ma poi la volpe scompare e ritroviamo una storia improbabile, con trovate narrative banali e cliché imbarazzanti: la donna milanese “squalo biondo” insensibile che pensa solo alla carriera e non sa neanche chi è il padre di sua figlia; ma dai, Carrisi, davvero? da te mi aspetto molto di più!

Anche il lessico in “L’educazione delle farfalle” è quanto meno discutibile. Parole come “talamo”, “selva”, “scranno” e “in men che non si dica” non sono tollerabili neanche nel romanzo di un esordiente: cosa è successo all’editor?

Come dicevo, anche la trama è troppo spesso fuori contesto. Non posso entrare troppo nello specifico per noi spoilerare, dico solo che se voglio leggere Felicia Kingsley, non compro Carrisi.

So che sono davvero severa con questa recensione, ma mi sono sentita tradita.

C’è un patto scrittore-lettore che è basato sull’amore e sul rispetto reciproci, non valgono le furbate.

Vi lascio l’anteprima, così, se non lo avete letto, iniziate a farvi un’idea. Poi, naturalmente, se a voi è piaciuto e volete condividere le vostre opinioni, le leggerò volentieri.


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