Lamarinda&Friends,  Recensione

Pia Pera: “Al giardino ancora non l’ho detto”

Recensione di @davidepiantala

Come possiamo dire a chi amiamo di più che siamo vicini alla fine? Come si riesce a fare i conti con il fatto che, andandocene, abbandoneremo al proprio destino tutto ciò che di più caro abbiamo e che ci ha resi felici, sapendo che questo non sarà mai più lo stesso senza le nostre cure – e che forse non esisterà più?

Conoscevo il nome di Pia Pera solo perché citata da alcuni conoscenti, appassionati di piante come me. E da altri autori, come Paolo Pejrone ed Emanuele Trevi. Per molto tempo ho pensato di colmare le mie lacune recuperando i libri di Pia dedicati al giardinaggio, ma sono stato vittima della mia stessa pigrizia. Fino a quando Marina non mi ha dato in prestito “Al giardino ancora non l’ho detto”, mettendomi nella strana situazione di cominciare a conoscere Pia a partire dall’ultimo libro che ha scritto, poco prima di morire.

Ignoravo la Pia Pera di qualche anno prima, quella che ereditò quel podere vicino Lucca e che, sapendone ancora poco o nulla, ne recuperò il terreno incolto, trasformandolo nel suo piccolo paradiso. Eppure, a distanza di alcuni giorni dalla conclusione della lettura, non riesco a smettere di pensare a lei.

Pia Pera: il giardino e la malattia

Tralasciando l’amore per il giardino naturale, in pieno contrasto con i tremendi prati all’inglese che tanto ci ostiniamo a voler riprodurre intorno alle nostre villette, mi sono ritrovato vicino a molte delle sensazioni raccontate dall’autrice nel suo modo semplice di rapportarsi con le piante. C’è un legame profondo, spirituale e temporale, fra lei ed il suo giardino. C’è tantissima poesia in questo libro, che è una sorta di diario degli ultimi mesi di vita di Pia. E c’è malinconia, insieme al dolore, ma c’è anche la serenità della consapevolezza.

Pia Pera parla del decorso della malattia in modo molto diretto, a volte con freddezza quasi, a volte anche con ironia, quando racconta di improbabili santoni che le promettono altrettanto improbabili miracoli. A cosa si è disposti a credere, quanti viaggi possiamo sostenere, quando non abbiamo più speranze? Come si può accettare di essere sempre più imprigionati in un corpo che non risponde e che non ci asseconda nelle più banali intenzioni? Cosa ne sarà di questo giardino a cui ora somigliamo tanto, immobili e senza via di fuga come le sue piante, e che si nutre di noi e che ci nutre – di luce, di frutti, di gioia, di vita, dove gli amici amano avventurarsi e dove l’adoratissima Macchia corre felice, ignara del destino della sua Pia?

Pia Pera scrive in modo semplice e musicale. Sceglie le parole con una cura che denota profonda sensibilità e un grande amore per la vita. Immensa, la sua, ne sono sicuro. Vasta, come l’ha definita l’amica Margherita Loy, in una bella puntata del podcast Books24.

Pia non c’è più, ma ci sono i suoi libri. E c’è il suo giardino.


Se vuoi iniziare a sfogliare “Al giardino ancora non l’ho detto” di Pia Pera, ecco l’anteprima

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